La Camera dei deputati, il 2 marzo 2011, ha dato il via libera
finale al “federalismo fiscale municipale”. Il provvedimento, sottoforma di
Decreto Legislativo che il ministro per la Semplificazione,
Roberto Calderoli, ha presentato alle commissioni Bilancio di Camera e Senato e alla bicameralina, ha
infine ricevuto il 19 marzo l’approvazione definitiva in Consiglio dei Ministri.
Manca adesso la promulgazione del Presidente della Repubblica per la sua pubblicazione
in Gazzetta Ufficiale. Il dl.vo. che costituisce uno degli snodi principali
della riforma sul federalismo, prevede una tempistica articolata in due fasi. Una
prima, transitoria, già a decorrere dall’anno 2011; una seconda, a regime, a
partire dal 2014. La norma attribuisce ai Comuni (relativamente agli immobili
ubicati nel loro territorio) il gettito derivante da alcuni
tributi statali inerenti al comparto territoriale ed immobiliare attraverso l’Imposta di soggiorno. Comuni capoluogo di provincia,
Unioni di comuni e Comuni inclusi negli elenchi regionali delle località
turistiche o città d'arte, potranno istituire un'imposta di soggiorno a carico
di chi alloggia nelle strutture ricettive del proprio territorio. L'imposta
sarà applicata con gradualità, fino a un massimo di 5 euro per notte di
soggiorno, in proporzione al prezzo. Il gettito è destinato a finanziare
interventi in materia di turismo, manutenzione, fruizione e recupero dei beni
culturali e ambientali locali e dei relativi servizi pubblici locali. La
disciplina generale dell'Imposta di Soggiorno sarà dettata da un Regolamento,
in cui i Comuni possono anche disporre ulteriori modalità di applicazione del
tributo, con la possibilità di esenzioni e riduzioni per fattispecie
particolari o per determinati periodi di tempo. In caso di mancata emanazione
del regolamento i Comuni possono comunque adottare gli atti previsti
dall'articolo. Nel documento si sottolinea che dovranno
inoltre essere stabiliti ''i criteri” di ripartizione del gettito derivante
dall'imposta di soggiorno, che il gettito derivante dall'applicazione
dell'imposta di soggiorno sia destinato in via esclusiva a spese di
investimento per gli scopi turistici''.
Di altri e ben più urgenti provvedimenti c’era
bisogno in questo momento cruciale del Paese per sostenere l’economia, per
creare posti di lavoro per i giovani la cui disoccupazione ormai sfiora il 30%,
per dare ossigeno al sistema delle imprese. Ma questo è il Governo che abbiamo
(sic!) A una lettura attenta della normativa si capisce solo una cosa: per riparare
al danno grave che è stato fatto con l’abolizione totale dell’ICI, la sola
fonte per i Comuni di reperire risorse sul territorio, il Governo non ha saputo
fare di meglio che partorire il topolino della cosiddetta Tassa di Soggiorno
che, oltre a operare una discriminazioni tra comuni e comuni (Ricchi e meno
ricchi e poveri), interviene sui turisti che invece di essere incoraggiati a
visitare le nostre città d’arte, vengono purtroppo disincentivati a causa di
questo balzello che ha seminato scompiglio e una serie di proteste da parte di
amministratori sia di centro-destra sia di centro-sinistra e che ha avuto il
pregio di scontentare persino sindaci e amministratori della Lega Nord. Tutti sono
concordi nel sostenere che questa tassa non favorisce il turismo. Non si
capisce bene, tra l’altro, se il gettito derivante da questa ulteriore tassa,
sarà interamente introitato dalle casse comunali o se invece una sua parte
verrà incamerata dallo stesso Stato, o impiegata per tappare i buchi di
bilancio comunale. Non c’è che dire la Lega Nord predica male e razzola anche peggio,
se questo è il suo concetto di federalismo!
Riportiamo, a titolo dimostrativo, alcune
valutazioni raccolte via internet,di diversi soggetti politici, turistici,
associazioni di categoria.
“Comprendiamo - afferma Ilva Sartini, direttore di Confesercenti di Fano
- quali e quante siano le diffcoltà dei Comuni dopo l’approvazione del
Decreto “mille propoghe” per far quadrare i loro bilanci. Ciò non toglie che la
tassa, oltre ad essere iniqua, sia fortemente sbagliata per due ordini di
motivi in particolare: il primo è che le prenotazioni del 2011 sono già state,
almeno per la maggior parte, evase perciò la tassa ricadrebbe direttamente
sugli operatori che si vedrebbero costretti a rinunciare a una parte del loro
guadagno per coprirla. L’altro motivo è che, se una media di 2,5 euro di
aumento può essere poca cosa applicata ad una tariffa delle principali città,
che si aggira tra gli 80 e i 100 euro, diventa un’enormità applicata ai nostri
20 o 30 euro. Non possiamo permetterci,
in un territorio come il nostro, di veder sfuggire il turismo a causa di una
gabella che in passato era già stata considerata iniqua e perciò abrogata,
un’imposta che potrebbe far perdere arrivi e presenze alla nostra città“.
l’Ectaa, Associazione europea delle agenzie
di viaggio e dei tour operator, in una lettera al ministro del
turismo, Michela Brambilla chiede di riesaminare la norma prevista nel
decreto sul federalismo municipale. La tassa – protestano i tour operator – si
aggiunge inoltre ai costi extra già esistenti, come ad esempio i ticket
di ingresso per Firenze e Venezia. Il segretario generale
dell’Ectaa – Michel De Blust – afferma come la tassa di
soggiorno “causerebbe molti problemi ai tour operator che vendono pacchetti turistici in Italia,
visto che in molti hanno già pubblicato e distribuito i cataloghi 2011 e
diversi contratti sono già stati conclusi”. I tour operator si trovano
quindi “nella difficile situazione di dover chiedere ai loro clienti di
pagar un costo aggiuntivo una volta a destinazione”.
All’assessore
regionale al turismo e alla montagna, Marino Finozzi di Belluno, la tassa di
soggiorno non è per niente piaciuta. «Non era quello che pensavo e che avevo in
mente perché in questo modo rischia di frammentare troppo le risorse e far
crescere la disparità tra i comuni specie tra quelli turistici e quelli che non
lo sono». Con la tassa di soggiorno, così come prevista nel federalismo
comunale, «non si sa cosa si intenda e come sia stata istituita», ha precisato
Finozzi, «Anche perchè è lasciato all’autonomia dei sindaci dei singoli Enti Locali
definire l’entità stessa della tassa che va da 0.50 euro a 5 euro». Inoltre, un
altro limite della nuova legge sul federalismo municipale, come evidenziato da Finozzi
«è che vi è un vincolo di destinazione, cosa che invece nella nostra legge
regionale sul turismo, alla voce tassa di scopo, non c’è».
E
infine riportiamo il lapidario commento del Presidente di
Federalberghi-Confcommercio della provincia di Ascoli Piceno, Ferdinando
Ciabattoni, sulla tassa di soggiorno.”Quella che sembra prendere quota, è semplicemente una nuova
tassa su chi viaggia e pernotta fuori casa non solo per vacanza, ma anche per
lavoro o per motivi di salute. Una tassa del genere, -prosegue Ciabattoni-
rischia di servire solo a ripianare le languenti casse municipali e potrebbe
dare il colpo mortale a quelle imprese ricettive che dopo due anni di
crisi drammatica, senza alcun piano strategico di rilancio dell’immagine
turistica dell’Italia nel mondo e senza alcun intervento di sostegno,
dovrebbero subire supinamente un aggravio del tutto privo di logica finalizzata
al settore”.
Il
Comune di Sirmione come si regolerà su questa materia?